Il 7 dicembre 1988 un terremoto ha provocato in Armenia la morte di più di 100.000 persone. Per dare un aiuto concreto alla popolazione cosi duramente colpita da questa calamità, la Caritas Italiana costruisce un ospedale, che sarà poi donato al popolo armeno, nel villaggio di Ashotsk (paese montano che dista 170 km dalla capitale Yerevan e 11 km dal confine georgiano). Nel 1993 lo Stato Armeno affida all'Ordine Camilliano la gestione dell'ospedale di Ashotsk, che si chiamerà Ospedale Redemptoris Mater. Nel 2001, con decreto del Governo Armeno, l'ospedale e i 22 ambulatori, che sono ora a esso collegati, passano in proprietà alla Fondazione Umanitaria S.Camillo, che ne segue anche la gestione, in piena autonomia e responsabilità, per conto dello Stato.
Da parecchi anni, precisamente dal 2006, noi siamo particolarmente legati a quest’ospedale, al quale forniamo costantemente medicinali e attrezzature. Abbiamo anche in atto un gemellaggio che consente di mantenere aperto l'ambulatorio di Pokr Sariar, uno dei 22 dislocati nei dintorni e che costituiscono un sistema sanitario collegato all'ospedale.
La nostra comunanza con l'Armenia risale ad un viaggio di tanti anni fa, precisamente nel 2006, quando in una landa assolata e polverosa ai confini con l'Azerbaijan, dove si trova il complesso monastico ortodosso georgiano di David Gareja, conoscemmo in modo del tutto casuale Valentina che, saputo delle nostre attività umanitarie, ci diede appuntamento per qualche giorno dopo ad Ashotsk. Lì ci accompagnò a far visita all'ospedale Redemptoris Mater, che sorge su una piana a 2.000 metri d'altitudine, con +40 gradi d'estate -40 gradi d'inverno.
L'ospedale è stato costruito per volontà di Papa Giovanni Paolo II e donato al popolo armeno all'indomani del terremoto che nel dicembre 1988 ha causato 25.000 morti. La gestione di questa struttura è stata affidata, sin dagli inizi, ai Padri Camilliani e, in particolare a Padre Mario Cuccarollo.
CENTRO DI LOGOPEDIA PER BAMBINI TRAUMATIZZATI (NABLUS)
SOSTEGNO DEL CENTRO RIABILITAZIONE E LA TERAPIA DEL LINGUAGGIO ASHOA - NABLUS SOCIETY FOR WOMEN ACTION
Il Centro Ashoa per la Terapia del Linguaggio è stato fondato nel 1992 a Nablus come uno dei progetti offerti dalla Federation of Women Action, per rispondere in particolare alle necessità delle donne palestinesi, che hanno bambini con difficoltà di linguaggio, e in generale a quelle della comunità palestinese. Il programma ha portato alla realizzazione di un Centro specializzato. Esso è diventato il primo centro per la terapia del linguaggio nel Nord della Palestina capace di offrire trattamento e assistenza ai bambini con difficoltà di linguaggio.
SCUOLA DI RICAMO DELLE DONNE PALESTINESI DI BEIRUT (LIBANO)
L'associazione Najdeh è un'organizzazione non governativa che opera in Libano e si rivolge alle popolazioni più povere (palestinesi e libanesi) che vivono nei campi profughi e nei quartieri più depressi e concentra i suoi sforzi per contribuire al loro sviluppo economico e sociale.
Da vari anni la comunità palestinese in Libano ha creato delle Organizzazioni Non Governative per cercare di colmare il vuoto lasciato dallo smantellamento delle strutture economiche e sociali dell'O.L.P., avvenuto in seguito all'invasione israeliana del Libano nel 1982.
ORFANOTROFIO DI ZAVOLZE (RUSSIA)
L’Istituto specializzato per l’infanzia N. 2 si trova nel rione Gorodezkiy, Via Vedeneeva 8, della città di Zavolže, circa 400 chilometri ad est di Mosca.
Ospita circa 70 bambini di età da 1 mese a 4 anni, rimasti senza tutela dei genitori.
L’istituto è un ente municipale sanitario. I finanziamenti per la sua attività derivano dal badget rionale ma purtroppo sono insufficienti.
CENTRO COMUNITARIO DI MITROVICA (KOSOVO)
Progetto "DIALOGHI DI PACE"
Breve descrizione
Il progetto, che raccoglie l'idea di impegnare risorse nella costruzione di un dialogo tra due etnie, prevede la creazione a Mitrovica nord di un centro comunitario che sia luogo di incontro e confronto per le diverse realtà presenti sul territorio.
OSPEDALE PEDIATRICO DI VINNITSA
UN OSPEDALE PER CHERNOBYL
L'Incidente al reattore n°4 della Centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina ha drammaticamente messo in evidenza come le radiazioni non conoscano confini e come il permanere di armi nucleari (ben più distruttive del reattore n°4) e la loro proliferazione costituiscano un rischio per la vita stessa sulla Terra.
L'Associazione per la Pace non poteva restare indifferente di fronte alle conseguenze di questa catastrofe, che colpiva soprattutto i bambini, soggetti più sensibili agli effetti delle radiazioni. Non poteva inoltre ignorare le tensioni geopolitiche conseguenti alla dissoluzione dell'U.R.S.S., che hanno provocato l'insorgere di conflitti armati tra molte Repubbliche dell'ex impero sovietico. Tensioni esistevano anche tra Ucraina e Russia e l'Ucraina risultava essere la terza potenza nucleare del Mondo.